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venerdì 31 gennaio 2014

Adolescenza

Non è (ancora) il mio caso. Ma lo sarà.
Ho trovato interessante questa lista dei "buoni segni" che si devono interpretare per capire come sta crescendo un figlio adolescente.
Perché si parte dal dato di fatto che un adolescente non comunica con i genitori attraverso le parole, quindi va osservato e interpretato.
Che abbia degli amici è il primo buon segno.
Seguono a ruota l'avere tanti amori e non uno solo, l'avere una passione: il calcio,  la musica..perché avere passioni significa amare la vita ed è l'unica "certezza" che ci tiene lontano da ciò che la può distruggere: droga, violenza,  delinquenza.
Poi, udite udite: il non andare benissimo a scuola. Eh si. È un aspetto normale, così come è normale che non ci sia dialogo tra genitori e figli quando stanno tagliando il cordone ombelicale in modo definitivo.
È una cosa che ci fa soffrire,  ma se si ama si soffre.
Insomma, senza invadere i loro spazi, bisogna esserci. Non per controllarli, ma perché un giorno ci ripenseranno e se ci ricorderanno assenti o distratti sarà impossibile tornare indietro.
Adesso che sono mamma di due, uno dei quali ha l'età in cui si comincia a sfilacciare (un poco) il cordone ombelicale, guardo avanti e penso con sincera meraviglia: com'è difficile fare il genitore.

giovedì 30 gennaio 2014

Brodino: recuperare le verdure

Il mio piccoletto ha da poco iniziato con le pappe.
Ovvero: preparazione quotidiana di brodino di verdure miste, si inizia da carota e patata e poi si aggiunge qualsiasi cosa.
I primi giorni mangiavo le verdure bollite con un filo di olio e sale, poi ho smesso perchè mi sembrava di essere all'ospedale.
Recupero creativo delle patate. Risotto thai con brodino semplice e aggiunta di patate saltate all'ultimo momento. Mantecato con grana. Semplice e squisito.
Recupero creativo delle verdure miste. Saltate in padella con un filino di burro, sale, pepe e erba cipolina o aglio disidratati. Fa anche una certa scena secondo me, sano e appagante per la vista.
Recupero creativo di cipolle e carote. Insieme ai ceci già ammorbiditi, facendole soffriggere appena appena prima, con uno spicchio di aglio, da togliere una volta imbiondito. Poi si aggiunge una pasta corta e rigata.
Buonissimo!

lunedì 27 gennaio 2014

Con gli occhi di un bambino

Brutta cosa invecchiare.
No, non sto parlando di rughe, perdita di tono muscolare, difficoltà legate al passare del tempo.
Parlo di quella visione del mondo che si ha solo da piccoli, del mondo visto con gli occhi di un bambino, appunto.
Prima volta (fortunatamente niente di grave) al pronto soccorso per il mio 'grande'.
Una certa eccitazione nel lavarsi i denti, velocità sospetta nel vestirsi, accuratezza nello scegliere 'qualcosa per giocare' se dobbiamo aspettare tanto (sotto mio consiglio). Scelta ardua, ma alla fine si mette in tasca cinque palline, la cui calamita, se attratta dal metallo,  fa scattare il meccanismo e rivela una specie di drago mutante.
Poi noto Rudil, il suo cagnetto preferito che dorme con lui, sotto il braccio.
"Amore" gli dico "perché Rudil?".
"Eh mamma, se mi devo fermare che mi mettono in un letto".
Sorrido all'idea che trovi un evento il solo fatto di andare a fare una visita, che si porti dietro il suo pupazzetto come quando va a dormire dai nonni (cosa che per lui è l'equivalente di una festa) e che sia così emozionato sapendo che per la prima volta entrerà un un pronto soccorso.
Arriviamo all'accettazione e alla domanda dell'infermiere "cosa è successo?" inizia una descrizione dettagliata e surreale. Poi ci danno un foglietto per la sosta dell'auto.
Eccitato nota una macchina della polizia nel piazzale e dice "menomale che ci hanno dato il foglio sennò prendevamo la multa".
Ci danno le inficazioni per l'ambulatorio di oculistica: primo piano tra il settore B e il settore C, seguire le frecce verdi sul pavimento.
Meglio di una caccia al tesoro.
Arriviamo e la visita dura cinque minuti: fortunatamente solo un grosso orzaiolo.
La dottoressa gli regala la sua penna, perché è stato bravissimo alla prima visita in pronto soccorso. La penna, una qualsiasi, per lui è preziosa quanto il tesoro dei pirati.
Torniamo a casa dalla nonna e non me la sento di rovinare la sua mitica giornata. Niente entrata alla seconda ora, ma mega pista per il trenino mentre la nonna prepara il suo piatto preferito: i raviolini in brodo con tanto grana!

mercoledì 22 gennaio 2014

Polpette orientali

Avevo in casa della carne trita, e sono partita dall'idea di fare le polpette con le verdure cotte per contorno: cavolo verza, zucchine, carote e cipolle stufate.
Le polpette sono attraenti per i bambini, ma sicuramente -ho pensato- non ci sarà modo di far mangiare a Riccardo le verdure cotte.
Così ho prima sminuzzato tutte le verdure in pezzetti piccoli, le ho messe in una padella e le ho fatte un po' saltare con un filo d'olio e sale.
Poi ho aggiunto la carne trita (l'avevo di manzo, ma l'ho vista di pollo e sarà la prossima cosa che acquisto) e ho fatto cuocere tutto per bene, prima con il coperchio e poi senza, perchè il composto asciugasse un po'.
Due uova sbattute, un po' di pepe e sale, il pan grattato.
Quando il composto si è raffreddato ho mischiato il tutto e ho fatto delle palle poco più grandi di una noce.
Se il composto è troppo umido e non resta insieme, basta aggiungere il pan grattato, fino a che non si riesce a maneggiare.
Ho impanato le polpette e le ho messe in forno sulla carta oleata.
Quindici minuti a 180-200°C e ho sfornato.
Riccardo le ha mangiate con gusto aggiungendo un po' di maionese.
Io e il suo papà le abbiamo apprezzate con la salsa cinese piccante (lui) e con la salsa di soja (io).
Questo piatto ricorda molto il ripieno dei ravioli di carne alla piastra, ma soprattutto quello degli involtini primavera, che personalmente adoro.
Sono ottime se servite con germogli di soja sbollentati in acqua e aceto e serviti tiepidi con striscioline di pollo e salsa di soja.

sabato 18 gennaio 2014

Disordine

Oggi Ricky è stato 'messo in castigo' dal suo papà. Scrivo tra virgolette perché il castigo è stato veramente rappresentativo.
Trattasi infatti dell'ordine di rimanere nella sua stanza per un'ora, senza particolari indicazioni.
Il piccolo si è subito organizzato con la sua passione più grande: le automobiline. Il concetto di ordine dei bambini è molto diverso rispetto al nostro. Infatti non esistono bambini ordinati, i bambini hanno diritto al disordine,  che è una costante fondamentale nella loro esistenza.
Del tutto liberi dalle convenzioni,  privi di indicazioni, refrattari alle regole, i bambini hanno un loro ordine ben definito. Anche se a noi sembra tutt'altro.
È il loro modo di trovare un posto nello spazio che li circonda. È il modo in cui, a volte scontrandosi con le imposizioni di noi adulti o confrontandosi con i limiti che ricevono dai fratelli/amici, affermano se stessi.
Spesso commettiamo l'errore di intervenire per correggere certi comportamenti, riordinare gli oggetti mentre giocano, sottolineare che nel disegno della tal favola non ci va un drago, o che la regina non era buona.
Ciò che nelle nostre intenzioni è da correggere, nella loro mente è l'espressione libera della loro visione delle cose.
Questo non capita solo da piccolissimi ma anche a scuola. Quando i bambini al primo anno scrivono le parole dimenticando una o due lettere finali, in realtà non commettono un errore, anzi! Le lettere mancano perché provano da soli a scrivere le parole che sentono, senza copiare dalla lavagna o dal vicino di banco.
A tutte le età i bambini vanno interpretati e questa, penso io, è una delle difficoltà maggiori che ci si possa trovare a gestire nella vita. Lavoro compreso!

sabato 11 gennaio 2014

Colazione in centro e povertà

Stamattina io e mio marito ci siamo concessi una cosa che non facevamo da anni: la colazione al bar. Non sto esagerando.
Il piccolo da un amico, il piccolissimo dalla nonna, noi a passeggio nell'isola pedonale di Monza,  schivando letteralmente venditori di libri, mendicanti e addirittura venditori improvvisati di piccole piantine in vaso. Giuro. Li per strada, mentre camminavamo sullo stretto marciapiede per raggiungere il bar, siamo stati fermati da una signora sui sessanta, di ottimo aspetto e vestita con cura, che ci ha chiesto per favore di acquistare una delle sue piantine in vaso, ordinatamente riposte su un piccolo carrello che si portava dietro.
Inutile dire che entrambi abbiamo pensato che poteva essere nostra madre, che ci ha sorpreso la delicatezza della circostanza ma anche un certo e originale "buon gusto" nel vederci proporre una piantina in cambo di qualche euro.
Ho acquistato una spatfilla, che ho già trapiantato (era molto insistente e io ho un debole per le piante, si sa).
Successivamente mia madre ha riconosciuto dalla descrizione la donna e mi ha detto di averla sentita più di una volta insultare chi le aveva risposto di no.
Spero davvero che non fosse la donna che abbiamo incontrato stamattina.. Però c'è un però. Io e Mauro usciamo pochissimo e quasi mai in quella zona. Non siamo nemmeno entrati a bere un caffè che avevamo detto una serie di 'no grazie' e acquistato una piantina.
Ma è giusto? Io dico di no. E non perché debba fare la snob che non sono, o salire a un livello più alto che non mi spetta. Però che noia. Ci sarà qualcuno che trova ingiusto come me il fatto che esce per bere un caffè e mangiare una brioche (spesa complessiva inferiore ai 5€ in due) e si ritrova con una pianta o un libro o un calendario per cui ha speso più del doppio?
Perché le strade sono così piene di persone in difficoltà che chiedono una mano ad altri che (come noi) si concedono raramente (e non solo per motivi organizzativi) un'uscita? Chi deve fare qualcosa di concreto, usando auto blu e scorta non viene 'disturbato' quindi rimane all'oscuro di tutto questo? Io credo di no. È una situazione vergognosa lasciare che la gente si impoverisca a tal punto da assediare, insultare i suoi simili, sottraendo piu o meno abilmente danaro a chi non naviga nell'oro.
Sembra un problema nostro, i pochi, salvato il proprio interesse, dicono ai molti: risolvetevela come meglio credete.
Non dicono di no a nessuno però poi il conto lo fanno pagare ad altri.
Che vergogna.

giovedì 9 gennaio 2014

(chiedere) perfavore

A volte la soluzione del vivere meglio è rinchiusa in uno spazio piccolo, e proprio per questo spesso ignorato.
Atteggiamento tipicamente femminile quello di, definito l'obiettivo, puntare dritto e non sentire più niente. Ironicamente un'amica bolognese anni fa lo definì (parlando del futuro marito) con questa frase "..a un certo punto gli si chiude la vena!".
Espressione a dir poco adorabile.
Non so perchè noi donne crediamo poco nel gioco di squadra, ma so che (e la prima sono io) nella quasi totalità delle circostanze io non chiedo, io faccio.
Perchè voglio rivendicare il mio essere sesso debole?
Perchè ho come tutte le donne la sindrome dell'eroina?
Perchè sono atavicamente convinta che se il progetto è mio devo cavarmela da sola?
Perchè ho la presunzione che se lo faccio io lo faccio meglio?
Non so.
Però se scompongo i fatti, scopro che in modo molto elementare..
chiedere serve per chiarirsi le idee
chiedere crea un rapporto di collaborazione, si condividono il dubbio, la soluzione, le risposte
chiedere non porta a ricevere un giudizio, ma una risposta
chiedere da di te l'immagine di una persona che vuole migliorare.
Insomma, non si riduce tutto a riuscire ad arrivare prima all'obiettivo (che già non mi pare poco) ma si creano rapporti, si condividono esperienze piacevoli.
Esperienza. Uno dei tre termini che secondo un gioco che gira in questi giorni sui social segnerà il mio 2014. Gli altri due? Humor (che è una delle cose più belle della vita) e naturalmente.. amore!

martedì 7 gennaio 2014

Su col morale!

Situazione attuale: appena terminate le feste natalizie.
Questo significa avere diversi spettri. Anche l'albero da disfare è uno spettro, e allora?
I chili presi grazie alle varie abbuffate? Spettroni.
Poi c'è da dire che fino a ieri avevo la famiglia in casa. Ora ci siamo io e il mio bambino piccolo. Vince lui, inutile anche solo pensarci.
Almeno c'è il sole. La luce. La luce è un potente antidepressivo. Si perché mette in moto il corpo e la mente. Quindi se si può bisogna stare fuori alla luce almeno un'ora al giorno.
Questo significa muoversi.  L'attività fisica sprigiona serotonina cosi come il ridere. Ridere di gusto, con il cuore leggero. Ridere con gli amici. Parlare con gli amici è l'attività in assoluto più piacevole perché permette di dare un nome alle cose, questo da una misura e una misura fa meno paura di una cosa che non si sa quanto effettivamente grande sia.
Parlare scarica il peso, scompone il problema in pezzi più piccoli.  Affrontare pezzi più piccoli è più semplice e meno faticoso.
Mangiare bene. Ci sono elementi che sfavoriscono l'accumulo di stress: il magnesio, il ferro ad esempio.
Bene, le istruzioni ci sono. "Basta" seguirle.

domenica 5 gennaio 2014

Aria di dolce vita

Sto guardando Nine, un film di Bob Marshall del 2009.
La trama non è proprio una di quelle che a quest'ora ti tiene sveglia,  però è uno splendido collage di tutte quelle cose che piacciono a noi ragazze.
Intanto ci sono, tutte insieme e nelle vesti di artiste da palcoscenico a metà tra Moulin Rouge e Dolce Vita, attrici come Sofia Loren,  Kate Hudson,  Penelope Cruz, Nicole Kidman. Visibilmente non professioniste e proprio per questo assolutamente perfette. Il set è Roma, le auto vecchie Fiat color pastello (ok, un po' cliché) e una gran quantità di reggicalze,  eyeliner, corridoi di grand hotel.
Mi piace quell'aria retrò delle lampade a piantana con lo stelo lungo e a mo' di foglia, il paralume bianco opacizzato.
Certo che niente come gli anni '60 romani ha più lasciato un'impronta tanto forte, caratteristica,  ineguagliabile.
Viene da chiedersi "ma allora perché non si punta su queste capacità?" Il gusto e la seduzione,  l'ironia dell'essere italiani. Uomini italiani e donne italiane.
Tutti ci hanno imitati. Adoriamo miti quali Audrey Hepburn. Come vestiva, come si muoveva, la sua elegante semplicità. Non ci rendiamo conto che Audrey faceva l'italiana. Semplicemente. I pantaloni 'capri' che indossavano lei e BB? Made in Italy. La Vespa di Vacanze Romane? Esportata ovunque, si. Dall'Italia.
Ma siamo proprio sicuri che abbiamo bisogno di guardare tanto lontano?

mercoledì 1 gennaio 2014

Il primo dell'anno

Si sta per chiudere il primo giorno dell'anno.
Ovunque fanno bilanci su come è andata l'anno appena concluso e previsioni su come andrà questo 2014.
Sorvolo sui veri e propri necrologi 'vip' che propongono puntualmente i notiziari.
Io nel 2013 ho avuto il mio secondogenito, non posso far altro che ricordarlo in modo positivo.
Ho concluso un rapporto lavorativo che ormai mi andava stretto e anche questo lo trovo un aspetto positivo.
Ricky ha iniziato la scuola e il calcio ed è entusiasta di entrambi.
Le amicizie nate negli anni d'asilo con alcune delle mamme si sono consolidate e certi rapporti sono ormai molto importanti. So che si può affermare la stessa cosa anche per i papà.
La crisi.. la crisi c'era anche prima.
Si poteva spendere poco anche prima. Ora non si può nemmeno spendere il poco che è rimasto. Così non si può sbagliare.  Ma non lo trovo un fatto determinante. Non mi peggiora la vita.
Sono altre le cose che rendono peggiore la vita ed è un peccato che molti ci si devono trovare in mezzo, per capirlo.
Io nel mio piccolo ho avuto poche occasioni per rendermene conto e da allora ho capito che dono grande sia tutto quello che ho. La fortuna che ho.
Quindi il 2013 lo saluto senza rancori e inizio il 2014 con l'unico buon proposito di vivere con vera gratitudine le cose stupende che per me contano: i miei figli,  la mia famiglia e i rapporti con le persone che si sono formati,  recentemente e non.
Buon anno a tutti!