Pochi giorni fa abbiamo saputo che la moglie di un amico dei tempi dell'università è malata. Ha un cancro al pancreas in fase terminale. 39 anni, due bimbe piccole, una ha meno di un anno.
Si chiama L, come tante.
A parte l'effetto iniziale, ho sempre e solo 'sentito' di dover pregare e preoccuparmi solo per lui, per lo spavento, per la sua paura di dover crescere da solo le sue bimbe, mai una vera angoscia per lei.
Nemmeno quando chiedo al Signore di starle vicino, quando dovrei arrabbiarmi o chiedergli "come puoi fare questo a una madre??" non ci riesco.
In fondo al cuore è come se sapessi (come se il Signore stesso mi avesse svelato) che L riceverà una grazia.
Lo dico solo qui e ad un'amica, Lucia, molto credente che so può comprendere: sento che L non verrà uccisa da questo cancro.
Come lo sento? Non ne ho idea. Ma non ho ansia, non sono angosciata, non mi immedesimo, non provo lo strazio della paura di non veder crescere mio figlio.
Sono serena con lei e per lei. Ho fede.
Ho pregato con il Rosario di Padre Pio, che è con me (anche ora, non posso spiegare come, ma c'è) ho chiesto a Lucia una preghiera, guarda caso questa amica è in vacanza al santuario di Padre Pio, a Locorotondo.
Tanti segni, tante sensazioni che non posso slegare dalla fede, dalla forza che questa mi infonde, dalla speranza che illumina tutto e che non so come dire. Non puoi sbagliare quando c'è così tanta luce.
Voglio credere. Voglio continuare a credere. L, vincerai tu. F, trova la fede.
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