Gli anni, le esperienze, la maturità.
Inutile negarlo, ogni momento arricchisce il nostro sapere, la nostra bibilioteca personale, se sappiamo decifrarlo, interpretarlo, addirittura scopriamo che c'è un preciso significato a ciò che accade.
Non più di un paio di anni fa ho iniziato un percorso (che per me è molto connesso alla religione cristiana, ma non dico che è l'unico percorso possibile) scaturito da un evento di alcuni anni prima, l'ho capito dopo appunto.
In un momento molto intenso, nuovo della mia vita, è accaduta una cosa che mi ha letteralmente sconvolto l'esistenza.
Non è tanto cosa è accaduto (pochi amici intimi lo sanno) ma su cosa ha esercitato lo sconvolgimento.
Ero una bella ragazza, piena di vita e anche un po' presuntuosa, senza cattiveria, ma sapevo di piacere, di poter gestire a mio favore, se lo volevo, i rapporti con le persone, lavoro e amicizie. Sapevo essere convincente, seducente, avevo da poco passato i trent'anni, giovane ma consapevole. L'età perfetta, come ne La donna di trent'anni (Honoré de Balzac, 1842).
Sentivo che il mondo (il mio mondo, ovviamente) era nelle mie mani.
Poi un ostacolo e la prima cosa che penso è 'no, a me queste cose non possono succedere, le donne come me nella vita hanno solo belle famiglie, belle case, la palestra, un lavoro che piace, amici con cui divertirsi'.
La seconda cosa che penso è che devo reimpostare tutta la mia vita (la prospettiva che ne avevo) in base a questo accaduto.
Da padrona di tutto sono passata a vittima della mia vita.
Qualcuno (chi?) aveva scelto per me, che il momento in cui mi sentivo al top avrebbe dovuto coincidere con l'inizio del mio declino.
Qualcosa di 'alto' che mi diceva 'scusi, ci siamo sbagliati, le abbiamo dato una vita non sua, dovrebbe restituircela e prendersi questa. Spiacenti'.
Il fatto in se, che poi si è verificato un falso allarme, pur rimannedo una difficoltà oggettiva, non è una condanna a morte se la guardo con gli occhi di adesso.
Da scampata ma anche da chi ci è passato molto vicino.
Una persona mi è stata accanto (grazie L, ti voglio bene e ringrazio per averti nella mia vita), sopportando la mia iniziale collera e presunzione, dandomi dei semplici consigli su come vivere quell'esperienza, senza impormi il suo pensiero, dicendomi semplicemente 'se ti fa stare meglio, prega. Provaci, può aiutarti'.
Riluttante è un po' troppo, ma senza grandi convinzioni ho iniziato un dialogo intimo (non recitando preghiere) che giorno dopo giorno mi ha portato a scavare tante cose dentro di me, ad arrivare a dei bivi che mi mettevano in crisi e che cercavo di affrontare ma ero terrorizzata.
La fede mi ha sempre fatto prendere la direzione giusta.
Ogni giorno il dialogo si è fatto più fluido, più armonioso, la strada meno sterrata, ai bivi (provando incertezza) sapevo più o meno con che criterio fare le mie scelte.
Sbagliavo magari, ma poi mi veniva dato un segno, una seconda possibilità (cose che non sono mai evidenti, bisogna saperle sentire) e riuscivo a prendere la strada giusta.
Il percorso è stato lungo, fatto a volte di tratti a volte comodi, a volte meno.
Ci sono ancora, su quel percorso e continuo il mio cammino.
Incontro ancora i bivi e spesso mi fermo e vado in crisi perchè penso 'adesso dovrei affrontarli a occhi chiusi' e invece mi ritrovo come al primo bivio, due anni fa, non so cosa fare.
Poi vado in chiesa, ascolto l'omelia e a volte sembra che il prete sappia esattamente a quale bivio mi trovo, esco dalla chiesa con la risposta che man mano si fa strada nel cuore.
L'attenzione verso il prossimo, l'educazione, il rispetto. Sono tutti concetti che sono passata dall'impormi al concedermi. Perchè sono il modo più semplice per vivere con le idee chiare, per essere sicura che la mia scelta è giusta, non parlo di arroganza o di presunzione, ma di consapevolezza che se commetto un errore, se saprò ascoltare, qualcosa me lo farà capire e avrò una seconda possibilità.
Non pensare di bastare a se stessi, non volere tutto subito, non farsi affascinare dagli idoli.
E ringraziare, ringraziare sempre per ogni cosa che ci viene concessa, anche la più piccola. Niente ci è dovuto, niente ci appartiene, niente rimarrà nostro per sempre.
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