Quando è nato Riccardo non sapevo niente di bambini. Mai mi sono interessata e mai mi sarei messa a cercare 'soluzioni' in rete o chiedendolo ad altri, genitori prima di me.
Brancolavo letteralmente nel buio.
Poi dopo quattro mesi in cui ho realizzato che non dormivo per più di due ore di seguito da centoventi giorni, mio marito una sera è tornato a casa parlandomi di questo libro 'fate la nanna' che il cugino gli consigliava caldamente.
Il metodo Estivill (dal nome dell'autore, Estivill Eduard) ha raccolto opinoni controverse. C'è chi lo ha definito 'miracoloso' e chi invece lo ha trovato 'violento e inutile'. Io, che sono sempre abbastanza cauta, l'ho letto con la mente sgombra di qualsiasi pregiudizio (e realmente 'ignorante' in materia).
La logica del 'se non gli insegni che si dorme in braccio a te, quando si sveglia di notte non avrà biosgno di svegliarti' mi ha convinto subito, così ho delegato un pupazzo di fare le mie veci (perchè se lo scegliamo noi, il bimbo lo percepisce come un nostro 'surrogato') e ho messo due o tre ciucci nel lettino (così se lo perde, ne recupera un altro e non si mette a piangere).
Altra cosa importante è il 'come' si mette a nanna il piccolo. L'autore solleva un fatto: perchè gli diamo la pappa col sorriso e li mettiamo a nanna con le palpitazioni? I bambini, che all'inizio vivono di istinti, sentono che nell'andare a nanna c'è qualcosa che non va.
Sembra tutto facilissimo. Nel mio caso è andata proprio così, non posso trovare punti deboli a questo metodo.
Certo, è vero che nel pratico si deve lasciare piangere il piccoletto e presentarsi sulla soglia della cameretta ogni quattro-cinque minuti senza accendere la luce e ripetendo con la massima calma una sorta di mantra (io dicevo 'amore dormi, mamma e papà sono di la e non c'è niente da temere. Sogni d'oro'). Ma quattro minuti di pianto non costituiscono uno strazio per nessuno, se non per le mamme.
Riccardo non ha avuto bisogno di più di due o tre ripetizioni del mantra, sull'ultima si calmava solo sentendo la mia voce (si devono mantenere gli intervalli perchè fanno capire al bambino che non li abbiamo abbandonati) e non ricominciava più.
Mio marito mi ha spesso detto che sembravo un generale nazista (lui qualche volta ha avuto la tentazione di andare in cameretta e prenderlo in braccio prima dei cinque minuti) quando gli impedivo di interrompere il metodo. Ma il risultato è che Riccardo ha iniziato prestissimo a farsi la nottata intera e a un anno e mezzo 'si metteva a letto da solo' nel senso che a un nostro cenno -ridicolo- ci dava spontanemanete un bacio e ci precedeva nella sua cameretta.
Se c'erano ospiti ricordo che rimanevano sbalorditi. Io in realtà ci trovavo poco di straordinario, era semplice abitudine, e si sa che i bambini hanno bisogno di un rituale, invece che ritualizzare un modo di metterlo a nanna, ne abbiamo ritualizzato un altro.
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