Oggi il mio primo figlio, la prima, vera 'botta' di vita, la meraviglia, lo stupore, la più incredibile e mozzafiato delle montagne russe compie sei anni.
Doppi festeggiamenti, ieri con amici e oggi con i cugini.
L'altroieri pomeriggio ho iniziato a preparare la sua torta di compleanno, che non volevo acquistare banalmente, ma fare con le mie stesse mani. Ho deciso di fare un panino al latte farcito di crema al cioccolato.
1 chilo di farina manitoba già addizionata di lievito naturale
25 gr (un cubetto) di lievito di birra
600 grammi di latte intero tiepido (non caldo e non freddo)
120 grammi di zucchero
15 grammi di sale
100 grammi di burro fuso
1 uovo per spennellare
Sciolgo il cubetto di lievito in un po' di latte tiepido con un cucchiaio di zucchero. Sciolgo sale e zucchero restanti nel latte restante. Faccio un cratere con la farina e ci verso tutto: lievito sciolto, latte zuccherato e salato, burro liquido.
Impasto, almeno per 15 minuti, con le mani. La pasta deve essere elastica e non deve appiccicare.
Metto a riposare coprendo tutto con la pellicola. Luogo non freddo, non ventilato, non troppo caldo.
Dopo almeno tre ore di lievitazione, l'impasto deve raddoppiare -anche triplicare- di volume.
Non fate le cose di fretta, prendetevi del tempo. Io mi sono alzata alle 5.30 la mattina per avere il lavoro finito alle 10.30.
Re-impasto e faccio dei panini che, nel mio caso, formano un '6'.
Spennello la torta cruda con latte tiepido e faccio riposare per mezz'ora.
Accendo il forno a 220°C e intanto spennello la torta cruda con un uovo sbattuto. Cospargo con lo zucchero semolato. Inforno per 25 minuti.
Importante: tutto su carta da forno, sulla griglia (non sulla teglia perchè mantiene troppo calore e si rischia di far bruciare la parte che vi appoggia, è un attimo e la torta è da buttare.
Quando raffredda, taglio a metà altezza, delicatamente tolgo il '6' superiore, farcisco con crema di cioccolata e riposiziono lo strato superiore. Attenzione perchè è fragile. Aiutarsi con un cartoncino da infilare tra uno strato e l'altro. Fare tutto con molta calma.
Et voilà. Ricky era a dir poco stupefatto, non si aspettava di festeggiare anche ieri, in occasione del pranzo con gli amici quando ci siamo scambiati gli auguri!
perchè ogni giorno che passa ed ogni cosa che accade mi convince sempre più: l'amore è l'unica via!
lunedì 23 dicembre 2013
venerdì 20 dicembre 2013
Baciami!
In questo pomeriggio di pioggia. In questo ultimo venerdì prima del Natale. Adesso. Parliamo. Di baci.
I baci non sono facili da descrivere. Fateci caso. Le più belle storie d'amore, nei film, nei libri, terminano con un bacio.
Mentre si descrivono le farfalle nello stomaco, il battito cardiaco accelerato, il fuoco dentro, il bacio non si descrive mai. Si guarda. Si prova.
Il valore simbolico del bacio ha però delle radici antichissime. Pare infatti che il bacio non sia altro che una elaborazione dell'atto di passarsi il cibo di bocca in bocca, gesto che, istintivamente parlando e soprattutto nel regno animale, denota grande amore, affetto, cura tra chi se lo scambia.
Detto così, non ha molto di romantico ma se ci pensiamo anche il gesto che molti animali compiono di leccare (i loro cuccioli, ad esempio) o di leccarsi è un segno di dedizione e amore.
Insomma, non siamo gli unici animali che si baciano..
I baci non sono facili da descrivere. Fateci caso. Le più belle storie d'amore, nei film, nei libri, terminano con un bacio.
Mentre si descrivono le farfalle nello stomaco, il battito cardiaco accelerato, il fuoco dentro, il bacio non si descrive mai. Si guarda. Si prova.
Il valore simbolico del bacio ha però delle radici antichissime. Pare infatti che il bacio non sia altro che una elaborazione dell'atto di passarsi il cibo di bocca in bocca, gesto che, istintivamente parlando e soprattutto nel regno animale, denota grande amore, affetto, cura tra chi se lo scambia.
Detto così, non ha molto di romantico ma se ci pensiamo anche il gesto che molti animali compiono di leccare (i loro cuccioli, ad esempio) o di leccarsi è un segno di dedizione e amore.
Insomma, non siamo gli unici animali che si baciano..
mercoledì 18 dicembre 2013
Ma quante ne sa Babbo Natale?
La sento, eccola qui: l'aria di Natale.
La sento nel gelo che ci avvolge lungo la strada di scuola.
La sento nella manina di Ricky che tengo stretta nella mia mentre camminiamo spediti: "l'altra mettila in tasca".
La sento nei programmi che ripropongono -sempre uguali sotto Natale- ma che non mi stancano mai.
Nei continui conti alla rovescia che Ricky fa per stabilire quanti giorni mancano al suo compleanno e quanti a Natale.
Poi c'è Babbo Natale. Onnipresente nelle nostre giornate come 'minaccia' se i bimbi non fanno i bravi.
Fuori da scuola ne ho sentite di ogni:
Babbo Natale sa chi dorme nel suo letto e chi no.
Babbo Natale sa chi cammina e chi si fa prendere in braccio.
Babbo Natale sa chi si veste da solo e chi no.
E via dicendo.. una volta si diceva solo 'vede quando stai dormendo e vede quando sei sveglio' e si limitava alla notte di Natale. Adesso sembra un ufficiale delle SS!
Certo che più i bambini crescono e meno si fanno intortare, prima o poi ci sarà il momento di spiegare perchè una cosa si fa e quell'altra no.
No che non si può subito, non tutto almeno: il loro cervello non riesce a comprendere ogni spiegazione, per quanto a noi sembri logica.
La soluzione è che una soluzione non c'è, che non ci si può specializzare o laureare o far spiegare da un altro genitore come si fa a fare i genitori.
E' tutto un tentativo, un'osservazione di ciò che accade, moderare toni e modi, tarare una volta per difetto, una volta per eccesso.
L'equilibrio è un'utopia, non esistono genitori che si comportano 'nel modo giusto' con coerenza e linearità.
Sbagliamo tutti e siamo sempre li a sistemare il risultato delle nostre azioni, a cercare di capire cosa di quale comportamento possiamo assumere per risolvere un po' qua e un po' la.
Eppure i figli rimangono per i genitori la cosa meglio riuscita, il progetto più grande e duraturo, il vero miracolo che da senso a tutta la vita. Ci rendono forti, sicuri, pronti a ribaltare qualsiasi stabilità e qualsiasi regola. Insomma: ci sfiniscono di sensazioni.
Ecco perchè a volte deleghiamo Babbo Natale..
La sento nel gelo che ci avvolge lungo la strada di scuola.
La sento nella manina di Ricky che tengo stretta nella mia mentre camminiamo spediti: "l'altra mettila in tasca".
La sento nei programmi che ripropongono -sempre uguali sotto Natale- ma che non mi stancano mai.
Nei continui conti alla rovescia che Ricky fa per stabilire quanti giorni mancano al suo compleanno e quanti a Natale.
Poi c'è Babbo Natale. Onnipresente nelle nostre giornate come 'minaccia' se i bimbi non fanno i bravi.
Fuori da scuola ne ho sentite di ogni:
Babbo Natale sa chi dorme nel suo letto e chi no.
Babbo Natale sa chi cammina e chi si fa prendere in braccio.
Babbo Natale sa chi si veste da solo e chi no.
E via dicendo.. una volta si diceva solo 'vede quando stai dormendo e vede quando sei sveglio' e si limitava alla notte di Natale. Adesso sembra un ufficiale delle SS!
Certo che più i bambini crescono e meno si fanno intortare, prima o poi ci sarà il momento di spiegare perchè una cosa si fa e quell'altra no.
No che non si può subito, non tutto almeno: il loro cervello non riesce a comprendere ogni spiegazione, per quanto a noi sembri logica.
La soluzione è che una soluzione non c'è, che non ci si può specializzare o laureare o far spiegare da un altro genitore come si fa a fare i genitori.
E' tutto un tentativo, un'osservazione di ciò che accade, moderare toni e modi, tarare una volta per difetto, una volta per eccesso.
L'equilibrio è un'utopia, non esistono genitori che si comportano 'nel modo giusto' con coerenza e linearità.
Sbagliamo tutti e siamo sempre li a sistemare il risultato delle nostre azioni, a cercare di capire cosa di quale comportamento possiamo assumere per risolvere un po' qua e un po' la.
Eppure i figli rimangono per i genitori la cosa meglio riuscita, il progetto più grande e duraturo, il vero miracolo che da senso a tutta la vita. Ci rendono forti, sicuri, pronti a ribaltare qualsiasi stabilità e qualsiasi regola. Insomma: ci sfiniscono di sensazioni.
Ecco perchè a volte deleghiamo Babbo Natale..
martedì 17 dicembre 2013
Zero activity brain
Ho avuto una settimana un po' piatta.
Torno solo oggi a scrivere il mio blog, perchè tra la coda della tonsillite di mio figlio e l'inizio di quella dell'altro mio figlio (leggi: mio marito) sono stata molto presa e poco ispirata.
Nel frattempo ho però letto un articolo che tratta di memoria.
Pare che a farla diminuire sia l'isolamento, l'assenza di rapporti sociali.
Ecco perchè le neo mamme sono molto più smemorate (me compresa). Perchè oltre alla mancanza di sonno, nel primo periodo hanno anche difficoltà a mantenere i soliti rapporti di amicizia, di lavoro, etc.
Ehm.. di cosa stavo scrivendo?
Ah si: della mia settimana poco ispirata. Ma all'insegna dell'ingrasso. Mio marito infatti dopo una prima giornata nello stato di 'ameba sul divano' ha iniziato a cucinare di tutto, ipercalorico ovviamente.
Pizza, panzerotti, torta di mele, pancakes.
E' ufficiale: ho bisogno di sei mesi sull'Isola dei Famosi.
Nelle settimana poco ispirata ci sono stati anche momenti molto molto commoventi: la recita di Natale cantata dalle prime elementari, in cui il mio ometto di bianco vestito mi ha fatto ridere di gusto e piangere di felicità.
Il papino (che non ha potuto presenziare all'esibizione canora) ha però ritratto i suoi cuccioli in alcuni scatti che mi fanno accapponare la pelle. Siamo così fieri di essere i loro genitori!
Grazie a Mauro per i suoi scatti. Sempre più belli.
Torno solo oggi a scrivere il mio blog, perchè tra la coda della tonsillite di mio figlio e l'inizio di quella dell'altro mio figlio (leggi: mio marito) sono stata molto presa e poco ispirata.
Nel frattempo ho però letto un articolo che tratta di memoria.
Pare che a farla diminuire sia l'isolamento, l'assenza di rapporti sociali.
Ecco perchè le neo mamme sono molto più smemorate (me compresa). Perchè oltre alla mancanza di sonno, nel primo periodo hanno anche difficoltà a mantenere i soliti rapporti di amicizia, di lavoro, etc.
Ehm.. di cosa stavo scrivendo?
Ah si: della mia settimana poco ispirata. Ma all'insegna dell'ingrasso. Mio marito infatti dopo una prima giornata nello stato di 'ameba sul divano' ha iniziato a cucinare di tutto, ipercalorico ovviamente.
Pizza, panzerotti, torta di mele, pancakes.
E' ufficiale: ho bisogno di sei mesi sull'Isola dei Famosi.
Nelle settimana poco ispirata ci sono stati anche momenti molto molto commoventi: la recita di Natale cantata dalle prime elementari, in cui il mio ometto di bianco vestito mi ha fatto ridere di gusto e piangere di felicità.
Il papino (che non ha potuto presenziare all'esibizione canora) ha però ritratto i suoi cuccioli in alcuni scatti che mi fanno accapponare la pelle. Siamo così fieri di essere i loro genitori!
Grazie a Mauro per i suoi scatti. Sempre più belli.
lunedì 9 dicembre 2013
Tale padre..
Riccardo somiglia tantissimo al suo papà. Il suo 'casco' di capelli, il modo di camminare, persino mentre dorme.
Quando poi in estate si mettono gli stessi pantaloni cargo al polpaccio, il berretto al contrario per tirare indietro i capelli.. due misure diverse dei fan dei Pearl Jam!
Chissà Giammarco. I più dicono che somigli a me. Speriamo, almeno uno.
Di questi giorni la collezione 'mini-me' di Armani, che propone gli stessi outfit per mamma e figlia. Colpo basso Re Giorgio. Non avresti dovuto scendere a tanto.
Collezione che punta su quanto le celebrities si sentano fiere di andare in giro con le loro piccole cloni, come a dire 'sono così strafiga che persino mia figlia -che in quanto una versione più pura di me è assolutamente perfetta- ama gli abiti che amo io, anzi siamo così in simbiosi che possiamo vestirci uguali'.
Ripugnante.
I bambini sono bambini. E le donne come al solito non hanno misura quando si tratta del loro utero.
Si l'ho detto: utero. Utero, utero, utero.
Perchè non è certo il cervello quello che entra in gioco quando vestono le loro figlie come dei veri 'mini-me'.
Del tutto identici al mini me per eccellenza, quello di Austin Power. Almeno nel film il rapporto paranoico era una semplice esigenza di copione.
Mi viene in mente anche chi veste i figli gemelli nello stesso modo. Ma perchè, che cosa si vuole forzosamente ricordare, mantenere o comunicare?
E che dire di quella poveretta di Suri Cruise, che la mamma veste da donnina, tacchi compresi?
I papà, in quanto uomini e quindi dotati di una misura diversa in certe cose, si vestono come i loro figli, non il contrario.
Il che vuol dire stesso outfit in spiaggia o per una corsa nel parco. Non figli in giacca e cravatta.
Quando poi in estate si mettono gli stessi pantaloni cargo al polpaccio, il berretto al contrario per tirare indietro i capelli.. due misure diverse dei fan dei Pearl Jam!
Chissà Giammarco. I più dicono che somigli a me. Speriamo, almeno uno.
Di questi giorni la collezione 'mini-me' di Armani, che propone gli stessi outfit per mamma e figlia. Colpo basso Re Giorgio. Non avresti dovuto scendere a tanto.
Collezione che punta su quanto le celebrities si sentano fiere di andare in giro con le loro piccole cloni, come a dire 'sono così strafiga che persino mia figlia -che in quanto una versione più pura di me è assolutamente perfetta- ama gli abiti che amo io, anzi siamo così in simbiosi che possiamo vestirci uguali'.
Ripugnante.
I bambini sono bambini. E le donne come al solito non hanno misura quando si tratta del loro utero.
Si l'ho detto: utero. Utero, utero, utero.
Perchè non è certo il cervello quello che entra in gioco quando vestono le loro figlie come dei veri 'mini-me'.
Del tutto identici al mini me per eccellenza, quello di Austin Power. Almeno nel film il rapporto paranoico era una semplice esigenza di copione.
Mi viene in mente anche chi veste i figli gemelli nello stesso modo. Ma perchè, che cosa si vuole forzosamente ricordare, mantenere o comunicare?
E che dire di quella poveretta di Suri Cruise, che la mamma veste da donnina, tacchi compresi?
I papà, in quanto uomini e quindi dotati di una misura diversa in certe cose, si vestono come i loro figli, non il contrario.
Il che vuol dire stesso outfit in spiaggia o per una corsa nel parco. Non figli in giacca e cravatta.
La nanna dei bimbi
Quando è nato Riccardo non sapevo niente di bambini. Mai mi sono interessata e mai mi sarei messa a cercare 'soluzioni' in rete o chiedendolo ad altri, genitori prima di me.
Brancolavo letteralmente nel buio.
Poi dopo quattro mesi in cui ho realizzato che non dormivo per più di due ore di seguito da centoventi giorni, mio marito una sera è tornato a casa parlandomi di questo libro 'fate la nanna' che il cugino gli consigliava caldamente.
Il metodo Estivill (dal nome dell'autore, Estivill Eduard) ha raccolto opinoni controverse. C'è chi lo ha definito 'miracoloso' e chi invece lo ha trovato 'violento e inutile'. Io, che sono sempre abbastanza cauta, l'ho letto con la mente sgombra di qualsiasi pregiudizio (e realmente 'ignorante' in materia).
La logica del 'se non gli insegni che si dorme in braccio a te, quando si sveglia di notte non avrà biosgno di svegliarti' mi ha convinto subito, così ho delegato un pupazzo di fare le mie veci (perchè se lo scegliamo noi, il bimbo lo percepisce come un nostro 'surrogato') e ho messo due o tre ciucci nel lettino (così se lo perde, ne recupera un altro e non si mette a piangere).
Altra cosa importante è il 'come' si mette a nanna il piccolo. L'autore solleva un fatto: perchè gli diamo la pappa col sorriso e li mettiamo a nanna con le palpitazioni? I bambini, che all'inizio vivono di istinti, sentono che nell'andare a nanna c'è qualcosa che non va.
Sembra tutto facilissimo. Nel mio caso è andata proprio così, non posso trovare punti deboli a questo metodo.
Certo, è vero che nel pratico si deve lasciare piangere il piccoletto e presentarsi sulla soglia della cameretta ogni quattro-cinque minuti senza accendere la luce e ripetendo con la massima calma una sorta di mantra (io dicevo 'amore dormi, mamma e papà sono di la e non c'è niente da temere. Sogni d'oro'). Ma quattro minuti di pianto non costituiscono uno strazio per nessuno, se non per le mamme.
Riccardo non ha avuto bisogno di più di due o tre ripetizioni del mantra, sull'ultima si calmava solo sentendo la mia voce (si devono mantenere gli intervalli perchè fanno capire al bambino che non li abbiamo abbandonati) e non ricominciava più.
Mio marito mi ha spesso detto che sembravo un generale nazista (lui qualche volta ha avuto la tentazione di andare in cameretta e prenderlo in braccio prima dei cinque minuti) quando gli impedivo di interrompere il metodo. Ma il risultato è che Riccardo ha iniziato prestissimo a farsi la nottata intera e a un anno e mezzo 'si metteva a letto da solo' nel senso che a un nostro cenno -ridicolo- ci dava spontanemanete un bacio e ci precedeva nella sua cameretta.
Se c'erano ospiti ricordo che rimanevano sbalorditi. Io in realtà ci trovavo poco di straordinario, era semplice abitudine, e si sa che i bambini hanno bisogno di un rituale, invece che ritualizzare un modo di metterlo a nanna, ne abbiamo ritualizzato un altro.
Brancolavo letteralmente nel buio.
Poi dopo quattro mesi in cui ho realizzato che non dormivo per più di due ore di seguito da centoventi giorni, mio marito una sera è tornato a casa parlandomi di questo libro 'fate la nanna' che il cugino gli consigliava caldamente.
Il metodo Estivill (dal nome dell'autore, Estivill Eduard) ha raccolto opinoni controverse. C'è chi lo ha definito 'miracoloso' e chi invece lo ha trovato 'violento e inutile'. Io, che sono sempre abbastanza cauta, l'ho letto con la mente sgombra di qualsiasi pregiudizio (e realmente 'ignorante' in materia).
La logica del 'se non gli insegni che si dorme in braccio a te, quando si sveglia di notte non avrà biosgno di svegliarti' mi ha convinto subito, così ho delegato un pupazzo di fare le mie veci (perchè se lo scegliamo noi, il bimbo lo percepisce come un nostro 'surrogato') e ho messo due o tre ciucci nel lettino (così se lo perde, ne recupera un altro e non si mette a piangere).
Altra cosa importante è il 'come' si mette a nanna il piccolo. L'autore solleva un fatto: perchè gli diamo la pappa col sorriso e li mettiamo a nanna con le palpitazioni? I bambini, che all'inizio vivono di istinti, sentono che nell'andare a nanna c'è qualcosa che non va.
Sembra tutto facilissimo. Nel mio caso è andata proprio così, non posso trovare punti deboli a questo metodo.
Certo, è vero che nel pratico si deve lasciare piangere il piccoletto e presentarsi sulla soglia della cameretta ogni quattro-cinque minuti senza accendere la luce e ripetendo con la massima calma una sorta di mantra (io dicevo 'amore dormi, mamma e papà sono di la e non c'è niente da temere. Sogni d'oro'). Ma quattro minuti di pianto non costituiscono uno strazio per nessuno, se non per le mamme.
Riccardo non ha avuto bisogno di più di due o tre ripetizioni del mantra, sull'ultima si calmava solo sentendo la mia voce (si devono mantenere gli intervalli perchè fanno capire al bambino che non li abbiamo abbandonati) e non ricominciava più.
Mio marito mi ha spesso detto che sembravo un generale nazista (lui qualche volta ha avuto la tentazione di andare in cameretta e prenderlo in braccio prima dei cinque minuti) quando gli impedivo di interrompere il metodo. Ma il risultato è che Riccardo ha iniziato prestissimo a farsi la nottata intera e a un anno e mezzo 'si metteva a letto da solo' nel senso che a un nostro cenno -ridicolo- ci dava spontanemanete un bacio e ci precedeva nella sua cameretta.
Se c'erano ospiti ricordo che rimanevano sbalorditi. Io in realtà ci trovavo poco di straordinario, era semplice abitudine, e si sa che i bambini hanno bisogno di un rituale, invece che ritualizzare un modo di metterlo a nanna, ne abbiamo ritualizzato un altro.
venerdì 6 dicembre 2013
Mandela è sereno, è con Zenani
Oggi è morta una delle persone più coraggiose mai esistite.
Che faccio? Scrivo l'ennesima frase celebre trovata in rete? Che poi se ne leggono alcune che con i presunti autori non hanno niente a che fare..
Faccio il riassunto della sua vita, degli anni di carcere, della lotta all'Apartheid?
No, banale.
C'è una cosa tanto triste che penso quando sento nominare Mandela. E' la morte della nipote appena adolescente rimasta vittima di un incidente d'auto la sera dell'apertura dei mondiali di calcio in Sudafrica nel 2010. Mondiali che lui stesso ha ovviamente aperto.
Con la morte nel cuore, con un senso di ingiustizia forse ancor più forte di quello provato durante la sua lotta. Con la rabbia che solo chi sopravvive ai propri figli e nipoti può capire.
Adesso puoi riabbracciarla Nelson, e non lasciarla più.
Che faccio? Scrivo l'ennesima frase celebre trovata in rete? Che poi se ne leggono alcune che con i presunti autori non hanno niente a che fare..
Faccio il riassunto della sua vita, degli anni di carcere, della lotta all'Apartheid?
No, banale.
C'è una cosa tanto triste che penso quando sento nominare Mandela. E' la morte della nipote appena adolescente rimasta vittima di un incidente d'auto la sera dell'apertura dei mondiali di calcio in Sudafrica nel 2010. Mondiali che lui stesso ha ovviamente aperto.
Con la morte nel cuore, con un senso di ingiustizia forse ancor più forte di quello provato durante la sua lotta. Con la rabbia che solo chi sopravvive ai propri figli e nipoti può capire.
Adesso puoi riabbracciarla Nelson, e non lasciarla più.
giovedì 5 dicembre 2013
Cibo, salute, cancro. Il discorso ritorna
Giorni fa scrissi un post su una settantenne della Florida, Annette Larkins, con un aspetto e una salute da ventenne.
I suoi segreti (molto miseramente riassunti) sono:
l'essere assolutamente vegana
cibarsi dei frutti, vegetali e semi del suo giardino
bere acqua piovana filtrata
consumare il più possibile gli alimenti a crudo
fare attività fisica con regolarità.
E' vero che vivere a lungo e in ottima forma è importante e allettante quanto il cibarsi di cose buone, gustose, appetitose. Ironizzando, ci si chiede: chi desidera veramente vivere cent'anni mangiando semi?
Torniamo seri.
Lo scienziato tedesco Otto Heinrich Warburg, premio Nobel nel 1931 per aver scoperto la causa primaria del cancro, ha stilato una serie di comportamenti -alimentari e non- che si sovrappongono perfettamente allo stile di vita della nostra settantenne di Miami. Sostanzialmente definisce un potere (degli alimenti) e uno stile di vita antifisiologico come causa primaria della formazione del cancro. Per antifisiologico si intende un ambiente acido, che il corpo forma in condizioni di assenza di ossigeno, al termine del percorso digestivo di alcuni alimenti. E' un processo che si autoalimenta: più l'ambiente è acido, più si espelle ossigeno, più diminuisce l'ossigeno e più si acidifica l'ambiente. Le cellule tumorali non hanno bisogno di ossigeno per sopravvivere.
Quindi: non eliminare ossigeno (non assumendo alimenti acidificanti) e aumentare l'ossigeno nel corpo (facendo attività fisica e consumando alimenti alcalinizzanti evitando il più possibile la cottura, che elimina l'ossieno naturalmente presente).
Non ci sono grandi novità, sappiamo tutti che dovremmo eliminare dalla nostra alimentazione sale, zucchero raffinato, latticini, alimenti di origine animale, frumento e cereali sottoforma di farine, pasta, pane, etc.
Che non dovremmo fumare, essere sedentari, prendere antibiotici e medicine in generale.
Ma sapere 'perchè' non farlo è importante per aggiustare un po' le nostre abitudini.
I suoi segreti (molto miseramente riassunti) sono:
l'essere assolutamente vegana
cibarsi dei frutti, vegetali e semi del suo giardino
bere acqua piovana filtrata
consumare il più possibile gli alimenti a crudo
fare attività fisica con regolarità.
E' vero che vivere a lungo e in ottima forma è importante e allettante quanto il cibarsi di cose buone, gustose, appetitose. Ironizzando, ci si chiede: chi desidera veramente vivere cent'anni mangiando semi?
Torniamo seri.
Lo scienziato tedesco Otto Heinrich Warburg, premio Nobel nel 1931 per aver scoperto la causa primaria del cancro, ha stilato una serie di comportamenti -alimentari e non- che si sovrappongono perfettamente allo stile di vita della nostra settantenne di Miami. Sostanzialmente definisce un potere (degli alimenti) e uno stile di vita antifisiologico come causa primaria della formazione del cancro. Per antifisiologico si intende un ambiente acido, che il corpo forma in condizioni di assenza di ossigeno, al termine del percorso digestivo di alcuni alimenti. E' un processo che si autoalimenta: più l'ambiente è acido, più si espelle ossigeno, più diminuisce l'ossigeno e più si acidifica l'ambiente. Le cellule tumorali non hanno bisogno di ossigeno per sopravvivere.
Quindi: non eliminare ossigeno (non assumendo alimenti acidificanti) e aumentare l'ossigeno nel corpo (facendo attività fisica e consumando alimenti alcalinizzanti evitando il più possibile la cottura, che elimina l'ossieno naturalmente presente).
Non ci sono grandi novità, sappiamo tutti che dovremmo eliminare dalla nostra alimentazione sale, zucchero raffinato, latticini, alimenti di origine animale, frumento e cereali sottoforma di farine, pasta, pane, etc.
Che non dovremmo fumare, essere sedentari, prendere antibiotici e medicine in generale.
Ma sapere 'perchè' non farlo è importante per aggiustare un po' le nostre abitudini.
martedì 3 dicembre 2013
Condividete questo post. Per un NATALE BUONO
OGNUNO DI NOI SI SIEDE A TAVOLA IL 24 O IL 25 DICEMBRE PER FESTEGGIARE.
QUEST'ANNO FACCIAMO UNA COSA GRANDE. PIU' GRANDE.
CHIEDIAMO AGLI INVITATI DI NON PORTARE REGALI MA LA SOMMA CHE AVREBBERO SPESO PER COMPRARLI (esclusi i bimbi). METTIAMO TUTTO IN UN SALVADANAIO (ANCHE UNA SCATOLA DELLO ZUCCHERO CON UN TAGLIO) E DECIDIAMO INSIEME A CHI FARE LA DONAZIONE.
condividete, non solo sulle vostre bacheche/pagine/profili, e BUON NATALE BUONO!!
Post scriptum numero uno:
da dove arriva l'idea della scatola-salvadanaio? Quando ero piccola, i miei nonni materni davano, a me e mio fratello, una scatola dello zucchero a testa, con un taglio tipo fessura del salvadanaio, tutta chiusa con lo scotch, che riempivano di monete durante l'anno, per farci avere una bella somma da spendere per acquisti importanti (la cartella nuova, il mappamondo, etc..)
Post scriptum numero due:
immaginate che bello se, dopo Natale, ognuno di noi scrivesse qui sotto la cifra che ha raccolto in famiglia e a chi l'ha devoluta (enti, parrocchia, associazioni in piazza). Il danaro è comunque versato in modo anonimo ed è una raccolta, quindi non mette in imbarazzo nessuno (anche perchè alcuni festeggiano in sei persone, altri in venti). Che ne dite?
Facciamo diventare virali queste iniziative. Costa veramente poco a tutti.
QUEST'ANNO FACCIAMO UNA COSA GRANDE. PIU' GRANDE.
CHIEDIAMO AGLI INVITATI DI NON PORTARE REGALI MA LA SOMMA CHE AVREBBERO SPESO PER COMPRARLI (esclusi i bimbi). METTIAMO TUTTO IN UN SALVADANAIO (ANCHE UNA SCATOLA DELLO ZUCCHERO CON UN TAGLIO) E DECIDIAMO INSIEME A CHI FARE LA DONAZIONE.
condividete, non solo sulle vostre bacheche/pagine/profili, e BUON NATALE BUONO!!
Post scriptum numero uno:
da dove arriva l'idea della scatola-salvadanaio? Quando ero piccola, i miei nonni materni davano, a me e mio fratello, una scatola dello zucchero a testa, con un taglio tipo fessura del salvadanaio, tutta chiusa con lo scotch, che riempivano di monete durante l'anno, per farci avere una bella somma da spendere per acquisti importanti (la cartella nuova, il mappamondo, etc..)
Post scriptum numero due:
immaginate che bello se, dopo Natale, ognuno di noi scrivesse qui sotto la cifra che ha raccolto in famiglia e a chi l'ha devoluta (enti, parrocchia, associazioni in piazza). Il danaro è comunque versato in modo anonimo ed è una raccolta, quindi non mette in imbarazzo nessuno (anche perchè alcuni festeggiano in sei persone, altri in venti). Che ne dite?
Facciamo diventare virali queste iniziative. Costa veramente poco a tutti.
I regali (solo per bambini) di questo Natale
Da dove comincio?
Dal fatto che per come vanno (non solo) le mie finanze, sarà un gioco di prestigio il solo riuscire a fare i regali 'obbligatori'?
Che brutto termine, lo so.
Però è così. C'è poco da ridire.
Con lo stipendio che, quando c'è, si fa fatica a incassare, le tasse che nascono ogni giorno come i funghetti in montagna dopo le piogge, gli arretrati che ognuno di noi ha lasciato indietro per 'un momento in cui siamo meno tirati' (ma quando arriva, a proposito?).. rimane poco. A volte niente.
Però i bimbi non sanno di tutte queste cose e io sono dell'idea che, senza esagerare, sia meglio lasciarli credere che i doni li prepara e consegna davvero Babbo Natale con la sua slitta.
Io poi ho un bimbo nato il 23 dicembre, quindi regalo doppio.
Dalla wish-list di Ricky..
Il gioco-laboratorio delle scienze. Gli piace tanto ed è anche un modo intelligente per passare il tempo.
La pista delle Hot Wheels che sfidano il T-Rex. Di macchinine ne abbiamo a badilate. Ma per lui non bastano mai..
Qualcosa di sponsorizzato Red Bull, che è la sua passione: un cappellino o anche semplici toppe termoadesive per personalizzare lo zainetto di scuola (mi sono rifiutata di prenderlo dei Pokemon, o Ben Ten, etc. perchè dopo due mesi è già stanco).
Quanto a me.. io di wish-list quest'anno non ne faccio, anzi mi correggo 'da' quest'anno non ne faccio. Non solo per evitare spese per cose inutili in questo momento difficile (anche se è uno dei principali motivi). E' perchè il messaggio di umiltà del nostro Papa, del nostro Parroco del paese, le tante debolezze di ognuno di noi che la crisi sta scoprendo, la copertura dorata che si scioglie e rivela solitudine, inadeguatezza, paura. Le cose che succedono nel mondo (non fai in tempo a commuoverti per le vittime di un'alluvione che ecco ne senti un'altra, o un uragano, o un incendio).. tutto questo mi sembra uno schiaffo in pieno viso e non riesco a rimanere indifferente. Sembra voler dire qualcosa, sembra volerci svegliare e aprire gli occhi e costringerci a vergognarci (ecco, l'ho detto) perchè ci lamentiamo di cose stupide. Le cose sono cambiate davvero. Almeno nella mia testa, ma non credo solo nella mia testa.
D'ora in poi niente obblighi e solo cose vere, come festeggiare insieme, sedersi vicino ai nonni a tavola, guardare sorprendersi un bambino. E se proprio vogliamo dare, spendere.. diamo a chi ne ha bisogno. Una cosa scritta nella chiesa di Santo Stefano a Vedano: chi ha bisogno chieda, chi può, doni.
Non c'è bisogno di aggiungere altro, no?
Dal fatto che per come vanno (non solo) le mie finanze, sarà un gioco di prestigio il solo riuscire a fare i regali 'obbligatori'?
Che brutto termine, lo so.
Però è così. C'è poco da ridire.
Con lo stipendio che, quando c'è, si fa fatica a incassare, le tasse che nascono ogni giorno come i funghetti in montagna dopo le piogge, gli arretrati che ognuno di noi ha lasciato indietro per 'un momento in cui siamo meno tirati' (ma quando arriva, a proposito?).. rimane poco. A volte niente.
Però i bimbi non sanno di tutte queste cose e io sono dell'idea che, senza esagerare, sia meglio lasciarli credere che i doni li prepara e consegna davvero Babbo Natale con la sua slitta.
Io poi ho un bimbo nato il 23 dicembre, quindi regalo doppio.
Dalla wish-list di Ricky..
Il gioco-laboratorio delle scienze. Gli piace tanto ed è anche un modo intelligente per passare il tempo.
Qualcosa di sponsorizzato Red Bull, che è la sua passione: un cappellino o anche semplici toppe termoadesive per personalizzare lo zainetto di scuola (mi sono rifiutata di prenderlo dei Pokemon, o Ben Ten, etc. perchè dopo due mesi è già stanco).
Quanto a me.. io di wish-list quest'anno non ne faccio, anzi mi correggo 'da' quest'anno non ne faccio. Non solo per evitare spese per cose inutili in questo momento difficile (anche se è uno dei principali motivi). E' perchè il messaggio di umiltà del nostro Papa, del nostro Parroco del paese, le tante debolezze di ognuno di noi che la crisi sta scoprendo, la copertura dorata che si scioglie e rivela solitudine, inadeguatezza, paura. Le cose che succedono nel mondo (non fai in tempo a commuoverti per le vittime di un'alluvione che ecco ne senti un'altra, o un uragano, o un incendio).. tutto questo mi sembra uno schiaffo in pieno viso e non riesco a rimanere indifferente. Sembra voler dire qualcosa, sembra volerci svegliare e aprire gli occhi e costringerci a vergognarci (ecco, l'ho detto) perchè ci lamentiamo di cose stupide. Le cose sono cambiate davvero. Almeno nella mia testa, ma non credo solo nella mia testa.
D'ora in poi niente obblighi e solo cose vere, come festeggiare insieme, sedersi vicino ai nonni a tavola, guardare sorprendersi un bambino. E se proprio vogliamo dare, spendere.. diamo a chi ne ha bisogno. Una cosa scritta nella chiesa di Santo Stefano a Vedano: chi ha bisogno chieda, chi può, doni.
Non c'è bisogno di aggiungere altro, no?
'Brunch di Natale' a casa di amici
Buonissima idea il brunch.
Idea da cui sono partita per questo post. Poi però ho fatto un passettino indietro e mi sono resa conto che la piacevole giornata (nel gusto e nella compagnia) è il frutto della passione, del tempo e della dedizione della mia amica Assunta Corbo.
Mamma di una bimba adorabile, giornalista nel turismo, blogger (that's good news) e autrice del libro '1001 mercatini in Italia' in uscita in questi giorni (verrà presentato l'11 dicembre prossimo all'Otzium Cafè di Via Tortona 7, a Milano, con tanto di mercatino allestito per l'occasione).
Una donna dalle mille risorse? Si, le immagini parlano da sole..
Il brownie con le nocciole a pezzettoni, squisiti da gustare con i mirtilli freschi.
I pancakes, che sono stati una vera e propria rivelazione per mio marito (ironicamente stranito per questo pasto senza un ordine preciso di portate, senza sapere se mangiare prima il dolce e poi il salato, senza bevande da colazione ma nemmeno da pasto) golosissimi con lo sciroppo d'acero come da tradizione, ma anche con il miele, la nutella..
Il banana bread, che pensavo contenesse del cioccolato, è un pane fatto solo con le banane (che con il calore si ossidano e scuriscono) ne troppo dolce, ne troppo salato.
Buono sia con la marmellata che con gli affettati.
Immancabili (e indescrivibilmente buone) le uova strapazzate con il bacon ben abbrustolito e il succo d'arancia,
La tavola è rimasta imbandita per tutto il pomeriggio, abbiamo fatto far merenda ai bambini, infine trasformato tutto in un aperitivo, prima di salutarci.
Ci è venuta in mente la giornata di Natale, durante la quale si bivacca tra tavola e divano, senza ordine di successione ne alcuna regola. Si parte precisi e poi c'è sempre chi, mentre si estraggono i numeri della tombola, mette su un brodo per cena, sgranocchiando arachidi e frutta disidratata.
Tutto nel massimo relax.
Giammarco, che ha dormito nella sua ciambella sul tavolo per la maggiorparte del tempo, ne è testimone!
Idea da cui sono partita per questo post. Poi però ho fatto un passettino indietro e mi sono resa conto che la piacevole giornata (nel gusto e nella compagnia) è il frutto della passione, del tempo e della dedizione della mia amica Assunta Corbo.
Mamma di una bimba adorabile, giornalista nel turismo, blogger (that's good news) e autrice del libro '1001 mercatini in Italia' in uscita in questi giorni (verrà presentato l'11 dicembre prossimo all'Otzium Cafè di Via Tortona 7, a Milano, con tanto di mercatino allestito per l'occasione).
Una donna dalle mille risorse? Si, le immagini parlano da sole..
Il brownie con le nocciole a pezzettoni, squisiti da gustare con i mirtilli freschi.
I pancakes, che sono stati una vera e propria rivelazione per mio marito (ironicamente stranito per questo pasto senza un ordine preciso di portate, senza sapere se mangiare prima il dolce e poi il salato, senza bevande da colazione ma nemmeno da pasto) golosissimi con lo sciroppo d'acero come da tradizione, ma anche con il miele, la nutella..
Il banana bread, che pensavo contenesse del cioccolato, è un pane fatto solo con le banane (che con il calore si ossidano e scuriscono) ne troppo dolce, ne troppo salato.
Buono sia con la marmellata che con gli affettati.
Immancabili (e indescrivibilmente buone) le uova strapazzate con il bacon ben abbrustolito e il succo d'arancia,
La tavola è rimasta imbandita per tutto il pomeriggio, abbiamo fatto far merenda ai bambini, infine trasformato tutto in un aperitivo, prima di salutarci.
Ci è venuta in mente la giornata di Natale, durante la quale si bivacca tra tavola e divano, senza ordine di successione ne alcuna regola. Si parte precisi e poi c'è sempre chi, mentre si estraggono i numeri della tombola, mette su un brodo per cena, sgranocchiando arachidi e frutta disidratata.
Tutto nel massimo relax.
Giammarco, che ha dormito nella sua ciambella sul tavolo per la maggiorparte del tempo, ne è testimone!
mercoledì 27 novembre 2013
Questa donna ha 70 anni!
Ok, non sto vaneggiando ne gridando al miracolo.
Io CREDO fortemente che tutto ciò sia possibile. Frutta, verdura, legumi e semi.
Basta vedere la differenza di forma tra il marito e Annette Larkins: è impressionante. Lei si è data 'una regolata' prima dei trent'anni.
Armiamoci di pazienza e alleniamo i nostri pollici verdi. E' un modo divertente di darsi da fare, prendersi cura di qualcosa, volersi bene. Inoltre si risparmia!
Si può iniziare da poco, non servono miracoli, ma non aspettiamo altro tempo per stare meglio.
Non c'è bisogno di essere integralisti come Annette, anche se, visti i risultati, a me vien da pensare 'sono ancora in tempo'. A voi no?
Io CREDO fortemente che tutto ciò sia possibile. Frutta, verdura, legumi e semi.
Basta vedere la differenza di forma tra il marito e Annette Larkins: è impressionante. Lei si è data 'una regolata' prima dei trent'anni.
Armiamoci di pazienza e alleniamo i nostri pollici verdi. E' un modo divertente di darsi da fare, prendersi cura di qualcosa, volersi bene. Inoltre si risparmia!
Si può iniziare da poco, non servono miracoli, ma non aspettiamo altro tempo per stare meglio.
Non c'è bisogno di essere integralisti come Annette, anche se, visti i risultati, a me vien da pensare 'sono ancora in tempo'. A voi no?
martedì 26 novembre 2013
Lagom!
Né troppo, né troppo poco.
Questo è il significato del termine svedese lagom.
A molti sarà già venuto in mente un nome, onnipresente nella vita e nelle case: IKEA.
Nasce nel 1943 in Svezia, le lettere 'I' e 'K' sono le iniziali del nome e cognome del fondatore Ingvar Kamprad, le lettere 'E' ed 'A' della sua fattoria Elmtaryd e del suo villaggio di provenienza Agunnaryd.
Il primo catalogo IKEA è datato 1951 ed ha solamente 16 pagine.
Kamprad inventò il primo arredo completo interamente montabile dall'acquirente, dal design di gusto.
Successivamente il catalogo si arricchì sempre più, fino a diventare quasi un 'testo' da conservare in casa e da sfogliare più volte per vedere se "magari serve qualcosa...".
Personalmente trovo che i mobili IKEA siano un po' come gli abiti ZARA: impersonali, un po' standard. Un po' troppo, intendo.
Il fatto è che funzionano proprio per questo.
In rete ho trovato una proposta per 'ridisegnare i mobili IKEA' e mi ha fatto sorridere.
Ecco MYKEA. Non si tratta d'altro che un sito che propone decorazioni da scaricare per la creazione di pellicole per rifare il look ai pezzi standard.
Le dimensioni e le forme sono standard, le decorazioni no.
Bella idea!
Certo che potrebbe pensarci (e per certi mobili ci ha pensato) direttamente IKEA, ma poi ricadremmo nello stesso problema: l'omologazione delle decorazioni.
Consiglio di farsi un giro, il gioco è semplicissimo: scegli il pezzo IKEA, scegli le decorazioni, guardi la simulazione e se ti piace acquisti.
Io ho fatto una cosa simile qualche anno fa, ma più home-made. Ho inserito una carta da parati provenzale sullo sfondo di una vetrinetta bianca, prima di montarla e appenderla sospesa su un muro verde prato. Ha cambiato subito carattere, sa meno di IKEA e più di me.
Lo si può fare anche con un tessuto di broccato pesante che dai vetri si intravede e forma una macchia di colore non indifferente e originale.
Create gente, create!
Questo è il significato del termine svedese lagom.
A molti sarà già venuto in mente un nome, onnipresente nella vita e nelle case: IKEA.
Nasce nel 1943 in Svezia, le lettere 'I' e 'K' sono le iniziali del nome e cognome del fondatore Ingvar Kamprad, le lettere 'E' ed 'A' della sua fattoria Elmtaryd e del suo villaggio di provenienza Agunnaryd.
Il primo catalogo IKEA è datato 1951 ed ha solamente 16 pagine.
Kamprad inventò il primo arredo completo interamente montabile dall'acquirente, dal design di gusto.
Successivamente il catalogo si arricchì sempre più, fino a diventare quasi un 'testo' da conservare in casa e da sfogliare più volte per vedere se "magari serve qualcosa...".
Personalmente trovo che i mobili IKEA siano un po' come gli abiti ZARA: impersonali, un po' standard. Un po' troppo, intendo.
Il fatto è che funzionano proprio per questo.
In rete ho trovato una proposta per 'ridisegnare i mobili IKEA' e mi ha fatto sorridere.
Ecco MYKEA. Non si tratta d'altro che un sito che propone decorazioni da scaricare per la creazione di pellicole per rifare il look ai pezzi standard.
Le dimensioni e le forme sono standard, le decorazioni no.
Bella idea!
Certo che potrebbe pensarci (e per certi mobili ci ha pensato) direttamente IKEA, ma poi ricadremmo nello stesso problema: l'omologazione delle decorazioni.
Consiglio di farsi un giro, il gioco è semplicissimo: scegli il pezzo IKEA, scegli le decorazioni, guardi la simulazione e se ti piace acquisti.
Io ho fatto una cosa simile qualche anno fa, ma più home-made. Ho inserito una carta da parati provenzale sullo sfondo di una vetrinetta bianca, prima di montarla e appenderla sospesa su un muro verde prato. Ha cambiato subito carattere, sa meno di IKEA e più di me.
Lo si può fare anche con un tessuto di broccato pesante che dai vetri si intravede e forma una macchia di colore non indifferente e originale.
Create gente, create!
lunedì 25 novembre 2013
Il battesimo a casa
Ieri c'è stato il battesimo di Giammarco. Abbiamo fatto, come consigliava anche la parrocchia, una festa calda e sobria (leggi: con pochi invitati e senza spendere un capitale tra location e catering).
Nonni, zii, cugini e un paio di coppie di amici più stretti.
A casa della nonna, abbiamo organizzato un aperitivo rinforzato, c'erano diverse prelibatezze, hanno contribuito le mamme, portando i loro piatti più forti.
Grazie a Rose per la torta salata spinaci e salsiccia, la torta salata formaggio e prosciutto cotto, il roastbeef , il salame di cioccolato e i cannoli con la crema pasticcera.
Grazie anche per le bellissime bomboniere.
Grazie a Mariarosa per la super-caponata.
Grazie a Carla per l'insalata russa, le uova sode ripiene e la torta cioccolato e pere.
Grazie alla mia mamma per la torta salata carciofi e provola affumicata, i panini al latte imbottiti, il tiramisù. Grazie anche per l'allestimento e l'ospitalità.
Ma la partecipazione di parenti e amici non riguarda solo i cibi e le bevande. Abbiamo avuto un fotografo speciale, un amico fraterno, che ha fatto da padrino a Ricky cinque anni fa e da testimone a mio marito.
Quindi grazie Luca per le foto.
Consiglio di chiedere a un amico (sempre che si disponga di un amico capace!) di immortalare certi momenti. Solo chi ti vuole bene e si sente coinvolto può davvero cogliere gli attimi e i sorrisi più belli. Non me ne vogliano i fotografi, non li voglio sabotare!
Ultimo ma non meno importante: un grande grazie al nostro mitico Don Eugenio Dalla Libera. Non ci sono parole, ogni volta sa farci sorridere ed emozionare. E poi gli piacciono gli applausi!
Nonni, zii, cugini e un paio di coppie di amici più stretti.
A casa della nonna, abbiamo organizzato un aperitivo rinforzato, c'erano diverse prelibatezze, hanno contribuito le mamme, portando i loro piatti più forti.
Grazie a Rose per la torta salata spinaci e salsiccia, la torta salata formaggio e prosciutto cotto, il roastbeef , il salame di cioccolato e i cannoli con la crema pasticcera.
Grazie anche per le bellissime bomboniere.
Grazie a Mariarosa per la super-caponata.
Grazie a Carla per l'insalata russa, le uova sode ripiene e la torta cioccolato e pere.
Grazie alla mia mamma per la torta salata carciofi e provola affumicata, i panini al latte imbottiti, il tiramisù. Grazie anche per l'allestimento e l'ospitalità.
Ma la partecipazione di parenti e amici non riguarda solo i cibi e le bevande. Abbiamo avuto un fotografo speciale, un amico fraterno, che ha fatto da padrino a Ricky cinque anni fa e da testimone a mio marito.
Quindi grazie Luca per le foto.
Consiglio di chiedere a un amico (sempre che si disponga di un amico capace!) di immortalare certi momenti. Solo chi ti vuole bene e si sente coinvolto può davvero cogliere gli attimi e i sorrisi più belli. Non me ne vogliano i fotografi, non li voglio sabotare!
Ultimo ma non meno importante: un grande grazie al nostro mitico Don Eugenio Dalla Libera. Non ci sono parole, ogni volta sa farci sorridere ed emozionare. E poi gli piacciono gli applausi!
Fred Chesneau
Quest'uomo riesce a farmi venire l'acquolina in bocca anche se tra gli ingredienti che usa per preparare piatti esotici ci sono spesso cavallette e arbusti. Prima che si chiuda la trasmissione, sono già in cucina con la testa sul fondo della dispensa per cercare tra spezie e bustine-souvenir qualcosa di strambo per interpretare un piatto appena visto preparare dal 'Cuoco vagabondo'.
Anche se cucina in ciotole improvvisate in tronchi di palma, per terra o sul legno di un pontile.
Che dire del fatto che fa la spesa in canoa, è sempre abbronzato e in forma, indossa perennemente scarpe aperte?
L'assenza di sostanze sintetiche o conservanti o sublimanti di sapore nei cibi che ogni luogo offre fanno probabilmente la differenza. Solo fatto che riesca a comunicare con qualsiasi popolazione del Globo Terrestre tramite il cibo è straordinario.
Il cibo è uno dei linguaggi più espressivi.
Mai pensare 'chi se ne importa del cibo'. Il cibo è importante, il che non significa che deve essere complicato, abbonndante o costoso.
La scelta del cibo non è cosa da poco.
Facciamo caso al fatto che l'uomo è l'unico essere vivente che non consuma (tutto) il cibo così come gli si presenta? Lo modifica nella consistenza, forma e dimensione, lo scalda, lo ghiaccia, lo mischia ad altri cibi.
Ogni piatto cucinato esprime qualcosa di chi lo cucina, ma non solo, chi cucina per qualcuno in realtà gli sta comunicando qualcosa.
Sin dall'antichità l'atto di nutrirsi rappresentava un rapporto con i doni della Madre Terra. I principali alimenti trasformati in pane e vino hanno tutt'oggi un potere simbolico, sacro e propiziatorio. Pane e vino simboleggiano nel Cristianesimo il corpo e il sangue di Cristo.
Da neonati il primo modo di relazionarci a nostra madre è legato al nutrimento. Quando una mamma non sa come intepretare il pianto del proprio bambino in modo istintivo lo attacca al seno, e questo pare spieghi perchè mangiamo quando ci sentiamo a disagio. Il cibo colma i nostri bisogni di diversa natura, non solo la fame.
Chi da ragazzino non ha 'meritato' un cibo in particolare? E' il caso del cibo-premio.
E chi non pensa a volte, in condizioni di stanchezza fisica o mentale, di avere bisogno di un determinato cibo? Ecco che il nutrimento si fa cibo-energia.
Crescendo sviluppiamo gusti specifici. Chi predilige i cibi dolci avrebbe lacune emotive, desiderio di tornare all'infanzia, in qualche modo rifiuta di crescere, prendersi delle responsabilità. Chi ama i cibi salati ha 'voglia di andare' di diventare indipendente, di lasciare il nido.
Anche altri aspetti del cibo hanno significati specifici: il piccante per i curiosi, cibi poco trattati e naturali per chi ha bisogno di chiarezza, cibi di origine animale per chi ha un approccio fisico, per chi affronta la vita con forza.
Sono sicura che da oggi starò molto attenta a quello che inserirò nei menù per i miei ospiti. Non vorrei essere fraintesa..
giovedì 21 novembre 2013
Vento!
Oggi folate di vento.
Menomale che avevo l'ombrello, l'ho aperto anche se non pioveva perchè l'aria ghiacciata si portava via me e il piccoletto nel marsupio.
Con questo tempo ci si sbizzarrisce con i cappelli, io li adoro, danno un tocco così chic, a patto che non seguano assolutamente la moda del momento. Portare un cappello con un suo carattere fa la differenza.
Ce ne sono alcuni proprio bellissimi.
Questo è caldo, ripara le orecchie ed è molto spiritoso.
Per le giornate in cui ci si sente un po' catwoman o semplicemente un po' sornione.. di Tsumori Chisato.
Misticismo. A volte ci si alza un po' cardinali. Color del vino, di Oska.
Pensato per i bimbi, ma da copiare anche in versione adulta. Con un po' di manualità e un pezzo di feltro, si può aggiungere un tocco personale a un vecchio cappello un po' anonimo. Questo è di Petit Bazar.
Menomale che avevo l'ombrello, l'ho aperto anche se non pioveva perchè l'aria ghiacciata si portava via me e il piccoletto nel marsupio.
Con questo tempo ci si sbizzarrisce con i cappelli, io li adoro, danno un tocco così chic, a patto che non seguano assolutamente la moda del momento. Portare un cappello con un suo carattere fa la differenza.
Ce ne sono alcuni proprio bellissimi.
Questo è caldo, ripara le orecchie ed è molto spiritoso.
Pensato per i bimbi, ma da copiare anche in versione adulta. Con un po' di manualità e un pezzo di feltro, si può aggiungere un tocco personale a un vecchio cappello un po' anonimo. Questo è di Petit Bazar.
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