In questo periodo di crisi (detesto questa parola, è diventata una scusa dietro a cui nascondersi, quindi oggi voglio usarla in tono positivo) gli spot pubblicitari propongono soluzioni, servizi e prodotti come fossero alla portata di tutti.
Le famiglie non sono più come quelle degli anni ottanta: quattro persone e un cane in una mega fattoria moderna con il papà che esce di casa che il sole è già alto nel cielo.
Le famiglie oggi sono numerose, i metriquadri no.
Una nota catena di calzature propone una famiglia vera di dodici persone. Una famiglia che 'risolve' il problema spazio con soluzioni furbe e ottimizzanti, e risolve il problema scarpe acquistando nel posto giusto.
Io mi associo.
La crisi, questa maledetta crisi che ci sta demotivando, appiattendo, deprimendo e schiacciando tutti, ha fatto anche emergere una serie di aspetti che prima si perdevano (nei metriquadri e nelle scarpiere stracolme).
Facendo una riflessione, pensavo che tra qualche anno (lavoro, quindi entrate fisse, permettendo) potremmo permetterci tutti un po' di respiro.
Sarò positiva, ma non vedo la catastrofe tra qualche anno.
Sono sicura che, come succede ciclicamente, dopo la crisi arriverà il bello.
Quando ho pensato a quel periodo per prima cosa ho fatto i conti: quanti anni avrò? Quarantuno? Quarantadue? Potrei avere un terzo figlio.
E' questo il punto.
Non ho pensato (come avrei fatto dieci o quindici anni fa) a una mega vacanza, alla macchina nuova o a una casa più grande. Ho pensato a un altro figlio.
La crisi ha abbassato il tenore di vita (se ce la si fa, si esce una volta a cena al mese) ma ha anche alzato il rispetto dei valori della nostra vita.
Quindi sono arrivata alla conclusione che 'vivere bene' oggi per me significa una bella famiglia, non una bella casa.
Mi sembra un buon messaggio, un ottimo spunto con cui ripartire, un valore da tenere ben presente, per non dimenticare chi siamo davvero.
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