Parigi, 29 luglio di centodieci anni fa: nasce una delle donne più significative del mondo dell'editoria e della fotografia. Una che non era specializzata in nulla, laureata ne tantomeno diplomata in costume, o in fotografia, moda o cultura.
Diana Vreeland era semplicemente un genio. Lei e quel suo ciondolo-corno quasi onnipresente.
Giornalista e redattore per Harper's Bazaar, caporedattore per Vogue America, consulente tecnico per il Metropolitan Museum of Art (al cui archivio costumi diede una seconda vita attraverso una spettacolare mostra la cui inaugurazione richiamò personaggi del calibro di Andy Warol).
Questa donna che frequentava David Bowie, lo Studio 54.. ricorda nelle movenze Coco Chanel, con una faccia irregolare, una (ancor più) brutta versione di Paloma Picasso eppure di una grazia e una eleganza mai viste prima.
La sigaretta sempre in primo piano, il rossetto rosso al posto del fard, sfumato quasi su per le orecchie.
Un'icona della moda che non seguiva la moda, la dettava, ne era imperatrice indiscussa. Una delle donne più eleganti che ritraeva celebrità e non modelle:
Cher su Vogue America fu una delle sue muse, insieme a Twiggy, Jackye O', Sofia Loren. Diana ritraeva anche uomini, catturò le espressioni più profonde di Sean Penn, Mik Jagger, Warren Beatty.
Talvolta esasperava i difetti, al punto da farli diventare caratteristiche uniche, irripetibili. E per questo indiscutibilmente attraenti.
Barbra Streisand fu messa in posa volutamente di profilo, perchè la linea del suo lungo naso dominasse il ritratto: il risultato fu assolutamente divino.
La Vreeland fu un vero e proprio fenomeno che si spense poco dopo aver compiuto 96 anni, a New York City.
Ci ha lasciato un patrimonio non misurabile, e un libro, in cui racconta se stessa: si intitola semplicemente D.V., ed è edito da Donzelli. Imperdibile.
Il corno le ha portato davvero fortuna! Grande Diana.
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