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mercoledì 7 settembre 2011

La quiete

Mi è mancata per molto tempo l'ispirazione per scrivere. Non è un luogo di ruffianerie questo, e non devo scrivere necessariamente cose che piacciano agli altri. Ma quello che ho provato e mi è passato per la testa negli ultimi dieci, venti giorni .. mi faceva sentire così a disagio che ho pensato 'non voglio sciverlo, non voglio lasciarne traccia'. E così ho fatto.
Mi sento in uno stato di quiete adesso, distaccata dalle molte cose che prima anche in modo vizioso mi tenevo vicine, gruppi a cui non volevo non appartenere, cose che mi davano si ansia, ma un'ansia senza la quale mi sembrava impossibile -o meglio: meno appagante- vivere.
Me ne sono liberata con una scrollata. Forse ogni tanto si devono attraversare dei periodi più bui degli altri, perchè da pochissima luce a poca luce c'è una differenza sottile. Troppo sottile per desiderare davvero di cambiare le cose.
Ora è tutto così chiaro: l'ansia e il senso di oppressione sono così banai nelle loro realtà e nelle parole stesse che le descrivono.
Ansia.
Oppressione.
Non ho motivo di sentirmi in ansia e non c'è nulla che mi stia vicino e che conti per me tanto da farmi sentire oppressa.
Quelle cose semplicemente erano frutto di errori miei non riconosciuti, non risolti, vivi grazie alla pigrizia e al vizio.
Come siamo strani noi esseri umani.
Sin da piccoli, sono solo i traumi (il distacco dalle dipendenze, il non avere più l'aiuto di un adulto per riuscire a fare certe cose) che ci fanno crescere. E inevitabilmente i traumi vanno affrontati, metabolizzati (da piccoli se c'è un cambiamento non si dorme, o si fa pipì a letto) e dopo di questo, come per magia: ecco l'uscita!
Ma soprattutto ecco la consapevolezza: l'uscita è sempre stata li.

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