expr:class='"loading" + data:blog.mobileClass'>

venerdì 1 gennaio 2016

Gli alberi di Vincent

Quando vengo in Costa Azzurra mi stupisce ogni volta il fatto che gli alberi nodosi delle tele di Van Gogh esistano davvero.
Mattinata a Mougins tra vicoli stupendi e meravigliose gallerie d'arte. Il cielo è nuvoloso ma la temperatura è primaverile.
Oggi è il primo dell'anno e non ho corso. Non ho letto, mi sono arrabbiata con il figlio 'grande' perché non mette attenzione nel fare i compiti e ..cos'altro? Non lo so ma non mi interessa.
In questi ultimi giorni ho letto più bilanci dell'anno in chiusura e buoni propositi per quello nuovo che auguri sinceri. Perché? Intendo dire: perché si sente il bisogno di dire com'è andata negli ultimi 365 giorni? È una specie di rito scaramantico per chiudere definitivamente?
Io non lo so se e quanti dei 365 giorni appena passati siano stati belli o brutti. Dipende da tante cose, immagino.
So che ho parecchio per cui essere felice, so che sono cambiate tante (e tanto) cose, che certe mi hanno proprio lasciato a bocca aperta.
Ma a parte gli avvenimenti mondiali (che salvo per i diretti interessati e le loro famiglie credo non facciano differenza nei bilanci di tutti noi) io le cose brutte proprio non me le ricordo. So che ho avuto delle giornate pessime, che i primi mesi dell'anno sono stati molto pesanti, ma ci devo pensare un po per mettere a fuoco i particolari. Se li ho dimenticati ci sarà un motivo.
Ecco. Ho trovato il bandolo della matassa: dimenticare. Non incaponirsi sulle negatività che ormai sono passate (risolte o no).
Ieri mio padre mi ha stupito con un messaggino di auguri assolutamente normale concludendo con: sei felice?
Ci ho pensato e ho risposto 'sono sempre felice, perché quando non lo sono faccio subito qualcosa per tornare ad esserlo'.
La bellezza dell'anno nuovo -come di quello vecchio- dipende dalla nostra bellezza, non ci sono altre scuse.

Nessun commento:

Posta un commento