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lunedì 8 aprile 2013

Menomale che ha insistito



Alla fine siamo partiti. Nonostante le previsioni (pioggia per due giorni) ci siamo svegliati relativamente presto (sia io che Mauro siamo rientrati tardi e Ricky ha dormito dalla nonna paterna) abbiamo infilato uno spazzolino da denti, un pigiama, un libro e un cambio a testa in una borsa.
Recuperato il piccolo gentilmente recapitatoci direttamente a casa, ci siamo messi in macchina.
Niente pioggia ad accoglierci, ma un timido sole. Silenzio ovunque. Faceva ancora freddo, ma con il camino abbiamo scaldato l’aria e l’atmosfera. Ricky ha giocato con la pista delle macchinine sul tappeto, davanti a Mauro che suonava la sua chitarra classica mentre io leggevo un libro sprofondata tra i grandi cuscini di lana ricamati a mano a punto croce.
Tutti davanti al camino di pietra. La legna scoppiettante e profumata. La televisione spenta: circostanza surreale!
Dopo pranzo abbiamo deciso di andare a prendere altra legna per la serata e un altro po’ da lasciare di scorta per la prossima volta. Siamo andati alla legnaia dove mesi fa Ricky aveva incontrato una dolcissima cagnolina color miele, che abbiamo rivisto e che come al solito si è fatta fare tantissime coccole.



Mauro ha caricato una carriola di legna nel baule della macchina e siamo andati in piazzetta, a prendere pane, formaggi e farina per cucinare la polenta taragna. Al supermercato non c’era nessuno, nemmeno la commessa del banco salumeria.. abbiamo dovuto farla chiamare da un signore che come noi aveva bisogno di fare la spesa. Un altro pianeta: il supermercato aperto e la proprietaria al bar a prendere un caffè!
Elogio alla calma. Che spettacolo. Dobbiamo tornarci più spesso in montagna. Cose semplici, niente cene complicate, spesa nei supermercati affollati, televisione digitale, rumore, frenesia di ‘fare qualcosa perché è sabato sera’.
Dopo la piccola spesa abbiamo fatto un giro ai parchetti e prima di sera ha iniziato a piovere, così siamo rientrati a casa. Raramente abbiamo incrociato macchine o persone durante la nostra uscita.
Una volta in casa ancora silenzio, il fuoco nel camino e le montagne fuori dalla grande finestra.
Cena a base di polenta taragna, dunque formaggi della Valle Camonica (la ‘valle dei segni’): taleggio e robiola camuna. Ricky non è ancora abituato a questi sapori così gli abbiamo fatto un menù tutto suo: pastina in brodo e prosciutto cotto.
Persino il profumo del pane che usciva dal sacchetto di carta sembra diverso, più fragrante, come se volesse raccontare qualcosa.
Tra le varie influenze, la Pasqua e le cene con gli amici (che ormai organizziamo solo nel week-end, visti gli orari dei bimbi che vanno a scuola) era da Capodanno che non ci prendevamo una pausa lontani da tutto.
Devo riuscire ad istituzionalizzare queste fughe almeno una volta ogni tre o quattro week-end. Fanno bene a tutti, si ha il tempo di ‘annoiarsi’, dunque di trovare da soli un modo per passare il tempo (che fa bene allo sviluppo cerebrale e intellettivo dei bambini, sempre mitragliati da mille stimoli) di leggere, di fare le cose che a casa non si fanno mai. A volte semplicemente di stare in silenzio a guardare le fiamme o le montagne.
Dunque segnare sul calendario: fuga dalla normalità ogni venti/trenta giorni.
Ritempra, rinvigorisce il contatto con se stessi e riavvicina alle cose (e alle persone) che davvero contano.


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