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venerdì 3 ottobre 2014

Tanto c'è la crisi

Avete mai pensato alla differenza che esiste tra il termine vittima e il termine vittimismo?
Sono due concetti di etimologia identica ma hanno significati nettamente opposti.
In questi anni, tempi, giorni.. sui social si leggono frasi che a me fanno accapponare la pelle. Non sollevo polemiche politico-sociali ne prendo le difese di questo o quello schieramento. Certo è che trovo inutile e stupido espressioni come 'noi andiamo a picco e la Germania ride' o cose simili.
Lasciamo perdere il talento tutto italiano di trasformare Schettino e co. in argomenti da pomeriggio con Barbara D'Urso, ridicolizzando quanto è successo e passando sopra al cuore di chi ha perso un familiare, un figlio, un amico in quelle circostanze (ecco, la varietà delle circostanze non manca mai) mentre invece si punta il riflettore sull'amante, con una certa insistenza su unghie, abito e acconciatura.
Io in prima persona vivo da qualche mese la ricerca di un modo per farmi accreditare periodicamente del denaro.
Non ho usato l'espressione 'ricerca di un lavoro' perchè salvo forse lo statale e le grandi aziende, il privato ormai approfitta in tutti i modi della crisi.
Pensandoci bene, è un alibi vincente.
Con la scusa che c'è crisi mi attirano a colloqui in uffici improbabili, con il corridoio ricavato da mobili messi di sghembo e un tavolo da salotto travestito da sala riunione.
Poi in sede di colloquio (questa ve la devo raccontare) mi spiegano che l'impiegata part-time che stanno cercando (da sei ore, il quattro ore non è concepito) è innanzi tutto flessibile (quindi cercano una stupida che faccia un tempo pieno che si faccia pagare il part-time) ed ha delle basi di contabilità generale e gestione prima nota (ottimo, ce l'ho) che arrivino fino alla stesura del bilancio.
Ecco. La contabilità generale (detta anche CoGe) e la gestione della prima nota (bolle, fatture, vendite e acquisti, banca etc.) sono tutte cose che ho imparato dalla sistematica e continua osservazione di mia madre.
La stesura di un bilancio è un altro mondo. E udite udite: ha un altro costo!
La prima domanda che mi è venuta in mente (ma che non ho fatto perchè generalmente, se disapprovo, le ragioni degli altri mi interessano quanto l'astronomia e la quantistica applicata) è stata: ma perchè non ci metti tua moglie a fare tutta sta roba per seicento euro con la ritenuta d'acconto? (dimenticavo: il periodo di prova non è mica un contratto regolare a tempo determinato.. noooo, costa troppo).
Poi ho pensato a quanto costerebbe sostituire me dalle 8.00 alle 18,00: intanto pagare il pre-scuola e il dopo-scuola, sistemare la casa, fare i compiti a Ricky e portarlo a calcio, stirare. Poi ci sono le cose che una domestica/baby sitter non fa: il bucato, vuotare la lavastoviglie, stendere, cucinare, la spesa, le pappe anticipate del piccolo, sparecchiare e sistemare tutto e non toccare il divano prima che tutti i minorenni di casa siano finalmente a letto.. altro che seicento euro con la ritenuta d'acconto.
Ovvio che ho detto di no ancora prima di lasciare il tugurio.
Il punto a cui voglio arrivare è che se io ironizzo e prendo in giro questo imprenditore che voleva una ragioniera quasi commercialista full-time al costo di un'impiegata generica part-time, non sono io che rido mentre lui va a picco.
E' la Giustizia Divina che lo fa andare a picco, perchè è li che deve stare.
Come sua moglie ho i figli e la casa da mandare avanti e la domestica/baby sitter mi costerebbe comunque più dello stipendio che mi da.
Il problema italiano è questo: penso sempre di appoggiarmi alla tua schiena convincendomi che tu abbia la possibilità di vivere sulla schiena ben più ampia di un altro (tuo marito o tuo padre, che stabilisco a priori essere pieni di soldi, e se non lo sono il problema non è certo il mio).
Tengo la mia casa pulita ma non raccolgo la cacca del mio cane dal marciapiede.
Pensiamo sempre che le vittime siamo noi, gli altri fanno solo finta di avere bisogno.
Questo è l'errore, e la Germania (come tutto il resto del mondo) fa bene a ridere.
Siamo noi che dovremmo smetterla di piangere, tirarci su le maniche e riconoscere alle persone (familiari e collaboratori) quello che fanno, perchè se faccio una cosa e mi viene riconosciuta io la faccio sempre meglio, e se ho uno stipendio e sono soddisfatta magari mi iscrivo in palestra e anche io contribuisco a far fare un piccolo, impercettibile giro all'economia.
Purtroppo la mia indole individualista non mi fa riporre molta fiducia nelle persone, quando si tratta di queste cose.
Mi sembra che generalmente si impieghi il tempo a scoprire come ottenere il massimo investendo il minimo, dietro alla parola crisi, che ormai giustifica qualsiasi bassezza.
Alla radio stamattina ho sentito che, ogni anno, circa diecimila italiani che vanno negli Stati Uniti decidono di rimanerci o comunque di tornarci per stabilirsi li. Che ormai popoliamo in centinaia di migliaia l'Inghilterra, la Spagna e la Romania.
I politici cui addebitiamo tutte le nostre sfortune sono nati e cresciuti in mezzo a noi, la maggiorparte di noi fosse al loro posto se ne fregherebbe e approfitterebbe di tutto senza remore, così come chiede tempo, competenze e professionalità in cambio di pochissimi precari euro al mese a chi si presenta ai colloqui.
Il problema non è chi governa il Paese, ma la maggioranza di quelli che ci vivono.
I pochissimi che si distinguono non assumono mai atteggiamenti vittimistici, crisi o non crisi.
Ma tanto c'è la crisi, quindi va bene tutto.

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